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SOSTANZIALE DIFFERENZA TRA SPORT DA COMBATTIMENTO

E DIFESA PERSONALE DA STRADA

Ecco quali fondamentali differenze scaturiscono da questi due punti di vista.
In primo luogo, il risultato delle competizioni sportive in generale è determinato, indipendentemente dallo svolgimento della gara, dalla differenza del totale dei punti tra i contendenti o tra le squadre, come nel caso del calcio, del tennis, della pallacanestro ecc.
A prescindere dal contenuto della gara, che il risultato sia a favore di uno o di un altro "il vincitore è quello che ha totalizzato più punti, anche se si tratta di un solo punto in più alla fine della gara". Ciò significa che segnando o mettendo a segno nuovi punti è possibile recuperare lo svantaggio accumulato durante la partita/gara. Inoltre, tale scontro/incontro è svolto all’interno di regole ben precise, con terze persone che controllano e spesso gestiscono lo scontro, questo in tutte le discipline da combattimento anche a contatto pieno, in quanto ci si allena e ci si confronta con l’accettazione dell’altro in uno scontro alla pari.

In alcuni sport a contatto pieno è proibito toccarsi al viso con le mani e non sono ammessi attacchi alle parti basse e alle articolazioni, anche nella MMA. A ben vedere tali discipline sono per lo più praticate da persone che allenano il loro corpo con un ben preciso scopo, che è non solo quello di dare colpi con la massima potenza ma anche riceverli badando ben poco alla vera parata. Ciò non è alla portata di chi si dedica ad una vita tranquilla ma che non sentendosi sicuro vorrebbe avere a propria disposizione strumenti validi per potersi saper difendere da una qualche situazione imprevista che si abbatte sul quotidiano, senza sottoporsi ad allenamenti di tipo spartano.

Fa eccezione il karate sportivo che della regola del controllo ne ha fatto un proprio principio universale per il rispetto della persona. Per quanto lodevole tale principio sia, rendere il ritiro dell'arto prima che tocchi il bersaglio un riflesso condizionato del gesto tecnico in attacco, lo rende di fatto poco credibile sul mercato delle discipline da combattimento.
Non fa eccezione il karate così detto "tradizionale" che, seppur nella sua tradizione filosofica dello scontro, resta comunque chiuso all’interno dell’accettazione delle regole e dell’altro, con un’aggravante, che il così detto "colpo unico" (che dovrebbe essere risolutore dell' incontro) è quasi sempre nella mente dell'arbitro, che gestisce il combattimento interrompendolo a suo insindacabile giudizio, ritenendo valida o meno una tecnica.

A fronte di ciò la difesa personale intesa come protezione della persona (che può essere la propria e/o quella di un caro), prevede un approccio tecnico didattico completamente diverso. Tale approccio non prevede regole e molto spesso non c'è l’accettazione dell'altro in quanto l’attacco/minaccia arriva imprevisto; non ci sono arbitri, si possono usare tutte le tecniche, si possono colpire le zone basse e le articolazione e gli occhi fanno parte del bersaglio. La minaccia può essere di arma bianca o da fuoco. Il terreno dello scontro non si trova all’interno di un palazzetto e sopra un quadrato ben illuminato, non si ha l’abbigliamento adatto per uno scontro, se si viene feriti non c’è l’interruzione dello scontro né un medico pronto ad intervenire; molto spesso si è per strada, in qualche luogo affollato, si può essere minacciati e/o aggrediti da una o da più persone. Tutto questo e molto altro rendono l’allenamento e la gestione dello stress, con annessa scarica di adrenalina, completamente diversi.
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